Il Sentiero Matilde

Da Gazzano, seguendo la stradina asfaltata, si raggiunge il borgo Le Pere Storte [10’]. La carreggiata prosegue scendendo tra i boschi fino al Rio di Mezzo, che costituisce uno dei pochi passaggi difficoltosi dell’itinerario.

Occorre scendere e risalire tra i sassi per riguadagnare la carreggiata, che mantiene ancora il suo aspetto di vecchia mulattiera (era l’antica strada comunale di collegamento tra Fontanaluccia e Le Pere Storte). Guadato il fosso, la mulattiera conduce a Case Farioli [25’], borgata che anticipa di poco Fontanaluccia.

Si giunge alla strada provinciale 35 e, attraversata la, si raggiunge la chiesa di Fontanaluccia [15’] per mezzo di un breve ma suggestivo stradello lastricato che sale ripido. Si prosegue oltrepassando il piazzale della chiesa e i campi da tennis: qui la strada finisce ed inizia una carreggiata che avanza tra ampi prati.

Quest’ultima, dopo poco, entra nei fitti boschi misti a castagneto e sale tortuosa i pendii, per entrare poi in una radura di vecchi castagneti dove si trova un bell’ esempio di metato. La carreggiata, ormai mulattiera, avanza tra i terrazzamenti della raccolta della castagna. Si raggiunge un tratto a castagneto puro [25’] e si devia su un piccolo sentiero, che raggiunge in breve un’altra mulattiera acciottolata.

Questa sale abbastanza ripidamente deviando a sinistra su un sentiero stretto, che conduce sui contrafforti del Monte Roncadello e attraversa il Rio Grande del Fossore, fino a un’abetaia artificiale. Il sentiero si immette poi in una larga carreggiata che si segue svoltando a destra [25’]; percorsi cento metri si devia a sinistra iniziando a salire sulla sommità del Monte Roncadello.

Si scende lungo un sentiero stretto fino al nucleo abitato di Roncadello [25’] dove il percorso entra nel Parco del Frignano. Raggiunta e oltrepassata la strada comunale, il sentiero sale fino alla sommità del monte, tra boschi di faggio, per poi scendere sulla mulattiera che conduce al Colle del Morto [40’].

Qui il percorso incrocia sia la strada che collega Piandelagotti a San Geminiano, sia il sentiero Via Bibulca (che da questo punto fino a S. Geminiano, coincide con in Sentiero Matilde). L’itinerario avanza ignorando la strada, che incrocia alcune volte, per poi deviare in prossimità del rifugio Prati Fiorentini, presso il centro per lo sci di fondo [20’]. Tenendo la sinistra, la mulattiera sale, raggiungendo l’altopiano [15’]: lateralmente alla strada che finisce sorge, in zona appartata e tranquilla, la chiesetta di San Geminiano.

Oltrepassata la chiesetta si tiene la destra, proseguendo sulla larga ghiaiata che prosegue in direzione del Passo delle Forbici e del Monte Giovarello. Dopo cento metri si devia a sinistra, salendo verso il Passo delle Radici.

Si cammina sulla carreggiata circondata dagli ultimi faggeti per raggiungere [30’] il passo delle Radici. A questo punto, attraversata la statale si passa oltre l’albergo, seguendo per alcuni metri la strada asfaltata che conduce a San Pellegrino. Si riprende sulla destra il sentiero, situato al fianco dello ski-lift, si aggirano i contrafforti del monte e si arriva dopo un tratto molto panoramico sulle valli toscane, a San Pellegrino in Alpe [1 h] (quest’ultimo tratto è comune con la Via Bibulca e il sentiero Spallanzani).


Lunghezza e tempi di percorrenza

Gazzano [m. 744] – S. Pellegrino in Alpe [m. 1529] Tempo di percorrenza complessivo: 4h 50 m.
Gazzano – Fontanaluccia [m. 870]: 50 m., Fontanaluccia – Passo delle Radici [m. 1527]: 3 h, Passo delle Radici – San Pellegrino in Alpe: 1 h.

 

Altri itinerari – sentieri

La Via Bibulca

La Via Vandelli

Il Sentiero Matilde

La Strada del Duca o della Duchessa

Sentiero Spallanzani


Informazioni Utili:

Santuario
orario delle messe

Museo Etnografico Don Luigi Pellegrini: orari – prenotazioni – regolamento di distanziamento.
Il Museo di San Pellegrino aperto tutto l’anno, richiedere info per gli orari nelle diverse stagioni.

Il museo raccoglie un’ importante numero di oggetti della civiltà contadina.

Curiosità:

Il confine provinciale e regionale,  divide letteralmente in due parti, il santuario, e addirittura le stanze delle case e delle attività del borgo, tra cui ristorante, albergo e bar! Al bar, succede spesso di vedere visitatori e turisti che si fotografano, approfittando della furba plancia raffigurativa con la “striscia di confine” posta in bella mostra dai simpatici conduttori, felici di dimostrare che durante il lavoro attraversano il confine migliaia di volte, anche per il solo servire un buon caffè al bancone, per metà anch’esso, in Toscana e l’altra, in Emilia Romagna!

Sentiero Il Giro del Diavolo