La Storia del Santuario

L’Ospizio

Per delinearne la storia bisogna risalire ad epoche lontane, al Medioevo. Il 6 agosto 1110 in Castiglione di Garfagnana il notaio…

Ugizio rogava un atto col quale si donava alla chiesa di San Pellegrino ed alla casa adibita ad uso di ospizio che le era annessa, alcuni dei suoi beni. Questo è il più antico documento che ci sia rimasto circa San Pellegrino.

Perché fu costruito un ospizio sul valico dell’Appennino?
In tempi antichissimi una strada, partendo da Lucca risaliva la valle del Serchio fino a Castelnuovo di Garfagnana ed a Pieve Fosciana: prendendo a salire il monte di Chiozza, superava l’Appennino e scendeva in Emilia, attraverso San Pellegrino e Frassinoro.

Si trattava di una linea di comunicazione di cui non è facile oggi immaginare la grande importanza, frequentatissima dai viandanti del tempo. Questi non erano mossi soltanto da interessi commerciali, pur rilevanti, ma anche da un caratteristico fenomeno di fede del Medioevo, i pellegrinaggi.

I pellegrini ed i viandanti, per la lunghezza dei viaggi, effettuati quasi sempre a piedi, e per mille intuibili ragioni, si trovavano spesso in difficoltà ed erano quindi bisognosi di aiuto. Ecco perciò il fiorire, in moltissimi luoghi, gli ospizi medievali che provvedevano all’assistenza.

A San Pellegrino, posto a 1525 metri sul livello del mare, la necessità di aiuto non mancava, specie durante i temibili rigori invernali. Un gruppo di persone mosse da intenti di amore cristiano, qui si riunisce agli inizi del XII secolo. Questi uomini, ed anche donne, vivono in forma comunitaria; si chiamano fra loro con l’evangelico appellativo di fratelli; portano un abito sul quale è ricamato un segno distintivo formato dagli oggetti più caratteristici del pellegrino: il “bordone”, un lungo bastone a forma di “T”, e la “scarsella”, la borsa da viaggio.

Col lavoro, col mantenimento di greggi, con le questue che si spingono a chiedere in gran parte della Toscana e della pianura padana, la comunità provvede all’ assistenza dei poveri viandanti che transitano in ogni stagione sul valico.

Sorge una chiesa, assai più piccola dell’attuale, e nasce un edificio di ricovero. I due stabili sono uniti da un voltone, sotto il quale transita la strada che congiunge la Toscana all’ Emilia ed all’ Europa settentrionale. L’ attività caritativa riscuote un grande successo nella popolazione.

Molte persone aiutano i fratelli di San Pellegrino con offerte ed anche con donazioni di proprietà.

La fama dell’ospizio, diffusa dai pellegrini e dai viandanti, si sparge in regioni lontane. Personaggi celebri della storia entrano nel numero dei benefattori.

Durante il Trecento, nonostante le guerre e le pestilenze, la comunità di San Pellegrino resiste alla bufera di sventure, favorita anche dal fatto che si è da tempo sviluppata la devozione ai Santi Pellegrino e Bianco, ai quali è dedicata sia la chiesa che l’ospizio, mentre gradualmente diminuisce d’importanza come luogo d’assistenza ai pellegrini in transito sulla via montana.

Le vicende della chiesa e dell’ospizio durante il rinascimento

Nella prima metà del Quattrocento la comunità dei conversi ospitalieri, travolta dai turbinosi eventi dell’epoca, è ormai in completo disfacimento. Nel 1415 diviene rettore di S. Pellegrino il prete Francesco di Ser Jacopo dé Nobili.

La situazione che si trova ad affrontare è assai grave: edifici di San Pellegrino semidistrutti e beni occupati da estranei.
Toccherà a suo fratello, Leonello dé Nobili, succedutogli nel rettorato nel 1437, il tentativo riuscito di riportare tutto al decoro funzionalità perse.

Leonello si dedica con alacrità alla ricostruzione della chiesa, ampliata nelle dimensioni attuali. Ripristina l’antico edificio dell’ospizio, nel quale seguitano ad essere accolti poveri ed ammalati.
Il 10 gennaio 1461, Papa Pio Secondo conferisce a lui ed ai suoi fratelli, Cesare e Benedetto, il giuspatronato sulla chiesa e sull’ospizio.

A Jacopo de’ Nobili dobbiamo il più bell’ ornamento che ancora oggi arricchisce la chiesa di San Pellegrino. Esso è costituito da un tempietto marmoreo, appoggiato su un piedistallo quadrato decorato da specchiature di porfido, sul quale s’innalzano quattro snelle colonne con capitelli. Sulla trabeazione, avanzano quattro putti reggiscudo.
Sotto la copertura una volta era collocata l’urna, sovrastata dal busto di San Pellegrino, oggi murata nella parete in fondo alla chiesa.

Il monumento è opera di Matteo Civitali, insigne scultore lucchese, il quale comincia il lavoro, nel 1475 per terminarlo nel 1484.

In quest’ epoca il complesso raggiunge il suo massimo splendore e la “Festa e Fiera di San Pellegrino”, che si tenevano verso la metà d’agosto di ogni anno, assurgono ad evento importante, richiamano nel luogo, mercanti provenienti da ogni dove.

Lorenzo Angelini

da “Il Museo di San pellegrino in Alpe e l’affresco di Luciano Guarnieri” 1987.
Provincia a Comprensorio, numero speciale.
Edizioni Amministrazione Provinciale di Lucca, Centro Tradizioni Popolari, 1987.

Informazioni:

Santuario – orario delle messe
Museo Etnografico Don Luigi Pellegrini: orari – prenotazioni – regolamento di distanziamento.
Il Museo di San Pellegrino aperto tutto l’anno, richiedere info per gli orari nelle diverse stagioni.

Il museo raccoglie un’ importante numero di oggetti della civiltà contadina.

Curiosità:

come per il santuario, le case del borgo e le attività di ristorante, albergo e bar, il confine provinciale e regionale li divide al loro interno, letteralmente in due parti!

Sentiero Il Giro del Diavolo